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Catasto ai Comuni un nuovo pastrocchio all’italiana

Accatastamento automatico da parte delle amministrazioni comunali, introdotto con il Decreto Legge 133 del 2014.

Il decreto modifica e integra la Legge 380/2001 Testo Unico dell’Edilizia all’art. 6 comma 5, ovvero introduce il concetto che per i lavori di cui al comma 2 soggetti a CILA, l’accatastamento “è tempestivamente inoltrato da   parte   dell’amministrazione comunale ai competenti uffici dell’Agenzia delle Entrate.”

Confabitare prende posizione su questo discutibile aspetto, per alcuni semplici motivi.

Il primo è sicuramente il più banale, mentre tutti i documenti allegati a CILA o pratiche urbanistico-edilizie sono in formato PDF, le procedure di accatastamento prevedono la compilazione del DOCFA, procedura che permette l’aggiornamento informatizzato degli archivi con formati di dialogo diretti.

Se le amministrazioni comunali inviano i documenti pdf all’Agenzia delle Entrate, si dovrà attrezzare un ufficio che introduca manualmente tutti i dati nei server dell’Agenzia nel giusto formato, od in subordine i Comuni dovranno avere dei tecnici formati che prendano le pratiche e le inseriscano nella procedura Docfa.

Secondo motivo è l’assenza di alcuni elementi nelle pratiche urbanistico edilizie rispetto alle pratiche catastali, non da ultimo il collocamento dell’unità immobiliare nel contesto condominiale con la presenza dell’elaborato planimetrico, il tipo di caratteristiche intrinseche dell’alloggio (piastrellatura, tipo di serramenti, citofono, videocitofono, ecc…. ).

Terzo e forse più importante, mancherebbe la vigilanza e la tutela del cittadino che solo i liberi professionisti possono fornire.

Il libero professionista abilitato ad inoltrare le procedure Docfa diventa la vera interfaccia fra il cittadino e lo Stato, conscio della sua responsabilità professionale deve rispettare le leggi e i regolamenti ma deve anche tutelare il cittadino.

I professionisti sono soggetti alle regole deontologiche degli Albi professionali che sono diretta emanazione Ministeriale, per cui ogni professionista è riferimento dello Stato. Lo svilimento delle professioni che in questi anni si sta perpetrando non è comprensibile.

La pubblica amministrazione a livello comunale è un continuo lamentarsi in merito al fabbisogno finanziario, al troppo lavoro che gli uffici devono svolgere e alle responsabilità non rapportate a giusta indennità.

Questo è il quadro di un dialogo che chiunque può fare con un dipendente di un qualsiasi comune italiano.

Confabitare ha in questi anni cominciato a riflettere sul rapporto tra cittadino e amministrazione, la casa sta diventando un bancomat per lo Stato che non ha più risorse o non ha voglia di rimodernarsi.

Noi crediamo fermamente che l’edilizia potrà ripartire solo se verranno presi alcuni piccoli accorgimenti, e sommessamente proviamo a proporne alcuni.

  1. Rimodulazione della “Legge Bassanini”, detta norma spostò il potere decisionale dalla politica agli uffici dirigenziali. Adesso: i dirigenti vengono iper responsabilizzati, interpretano le leggi nel modo più restrittivo possibile onde evitare ricorsi e problemi vari, mentre gli assessori e i sindaci non riescono più a soddisfare le richieste dei concittadini in quanto non hanno più potere decisionale. Proposta: riportiamo la responsabilità alla “Polis” e creiamo negli organi dirigenziali un controllo con alcuni poteri vincolanti.
  2. Revisione delle norme urbanistiche in materia di pianificazione con uno snellimento delle procedure di attuazione nella pianificazione territoriale. Adesso: aree edificabili invendute o invendibili, ovvero espansione non concordata con la proprietà che non aveva alcuna intenzione di vendere o edificare, oppure aree inserite in contesti invendibili, conseguenza piani regolatori bloccati o cementificazione selvaggia. Proposta: un nuovo modello di pianificazione incentrato sull’equilibrio generato dalla domanda di nuove abitazioni e la richiesta degli operatori del settore pronti a rischiare sulla base di richieste oggettive.
  3. Revisione della norma sull’applicazione dell’IVA alle parcelle professionali. Adesso: il professionista su qualsiasi prestazione applica l’IVA al massimo dell’aliquota di legge più la quota sulla Cassa Professionale. Proposta: applicazione dell’aliquota IVA come avviene per le categorie professionali che intervengono nella ristrutturazione o edificazione dell’immobile, aliquota differenziata in base al tipo di intervento edilizio.

Confabitare vuole rilanciare il settore edilizio, la proprietà immobiliare in questi anni è stata caricata di nuove imposte e balzelli senza però essere stimolata alla crescita e all’evoluzione.

Il pasticcio degli accatastamenti che non piace a nessuno è solo uno dei punti deboli del sistema edilizio nazionale, pertanto cercheremo in tutti i modi di correggere queste distorsioni.

Ai nostri associati consigliamo di rivolgersi alle nostre sedi per avere chiarimenti in merito a questa norma fumosa e poco chiara.

Questi pochi punti saranno una bandiera che Confabitare proverà a condividere con tutte le forze politiche interessate per creare una nuova Italia più vivibile e più bella e cercare di recuperare prima di cementificare.

Autore Racca Arch. Valerio

Pubblicato su Abitare Oggi (rivista dell’Associazione CONFABITARE)